Tempo prima del 2 Novembre i Gadonesi si recavano in campagna a raccogliere “S'iscraria” e “sa feurra” che, una volta seccate,venivano unite in fasci di lunghezza variabile dai 2 ai 4 m e dal diametro di circa 30-50 cm. Il compito di sorreggerle era affidato ai giovani: all'imbrunire veniva dato fuoco ad un'estremità della fascina che i partecipanti al rito dovevano portare per le vie del paese senza mai lasciarla spegnere. Era considerato abile chi riusciva a rientrare con “ SA FRACCHERA” consumata quasi completamente. Pare che il significato di questo rito fosse quello di condurre fuori dall'abitato le anime erranti dei defunti che, seguendo la luce delle fiamme, lasciavano il paese. A contorno di questa particolare “corsa” si disponevano per le vie del paese “ IS CONCAS DE MORTU”, zucche svuotate e scavate a mo' di teschio con all'interno una candela accesa. Il tutto era reso ancora più suggestivo ed a tratti macabro dai rintocchi delle campane che suonavano “ S'AGONIA”. Questa tradizione molto antica è in disuso da molto tempo.
Il termine “FRACCHERA”, deriva da “FRACCA” (fiamma,fiaccola dal latino flacca-Flac'ula) e sta ad indicare la fiamma sprigionata dagli steli di asfodelo e ferula uniti e bruciati in una grande fascina. L'utilizzo di questa particolare pianta risale all'antichità classica in cui l'asfodelo era considerato il fiore tipico del regno dei morti ( secondo Omero le ombre dei morti si aggirano nei prati di asfodelo-Odissea XI).
Studio sulle tradizioni popolari della mia terra Sardegna-Gian Luca Casu
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