domenica 4 dicembre 2011

Nei supermercati Trombati e contenti..

Nella maggior parte dei supermercati Conad, Cobec ecc,si resta trombati 2 volte - ti fanno pagare la busta e ti rubano i due o tre cent di resto che casualmente non hanno,due cent x 1000 clienti = 20 € in più in Cassa..

mercoledì 23 novembre 2011

Torta dell'amore

Ingredienti:


Un letto caldo
Due corpi differenti
Gr 500 di carezze
Gr 500 di baci
Un forno
Una banana
2 Kiwi
2 Pompelmi


Preparazione:


Adagiare delicatamente i due corpi differenti sul letto ben caldo,aggiungere Gr 500 di baci e Gr 500 di carezze, stando bene attenti a coprire il tutto. Accarezzare quindi la banana facendo attenzione a non far uscire il succo, nello stesso tempo i pompelmi dovranno essere delicatamente strizzati fino a quando si saranno leggermente arrossati.
Quando il forno avrà raggiunto la temperatura di almeno 40° introdurre la banana avendo cura di lasciare fuori i Kiwi.
A questo punto muovere ritmicamente la banana fino a quando non sarà uscito tutto il succo.
Lasciate riposare la banana nel forno tiepido per un pò di tempo poi ritirarla con dolcezza e lasciarla raffreddare.
Questa ricetta può essere ripetuta più volte tutto dipende dalla scorta in magazzino.

giovedì 27 ottobre 2011

Il rito de “ IS FRACCHERAS” un rito unico che si svolgeva in Sardegna il 2 Novembre nel piccolo paese chiamato Gadoni



Tempo prima del 2 Novembre i Gadonesi si recavano in campagna a raccogliere “S'iscraria” e “sa feurra” che, una volta seccate,venivano unite in fasci di lunghezza variabile dai 2 ai 4 m e dal diametro di circa 30-50 cm. Il compito di sorreggerle era affidato ai giovani: all'imbrunire veniva dato fuoco ad un'estremità della fascina che i partecipanti al rito dovevano portare per le vie del paese senza mai lasciarla spegnere. Era considerato abile chi riusciva a rientrare con “ SA FRACCHERA” consumata quasi completamente. Pare che il significato di questo rito fosse quello di condurre fuori dall'abitato le anime erranti dei defunti che, seguendo la luce delle fiamme, lasciavano il paese. A contorno di questa particolare “corsa” si disponevano per le vie del paese “ IS CONCAS DE MORTU”, zucche svuotate e scavate a mo' di teschio con all'interno una candela accesa. Il tutto era reso ancora più suggestivo ed a tratti macabro dai rintocchi delle campane che suonavano “ S'AGONIA”. Questa tradizione molto antica è in disuso da molto tempo.

Il termine “FRACCHERA”, deriva da “FRACCA” (fiamma,fiaccola dal latino flacca-Flac'ula) e sta ad indicare la fiamma sprigionata dagli steli di asfodelo e ferula uniti e bruciati in una grande fascina. L'utilizzo di questa particolare pianta risale all'antichità classica in cui l'asfodelo era considerato il fiore tipico del regno dei morti ( secondo Omero le ombre dei morti si aggirano nei prati di asfodelo-Odissea XI).




Studio sulle tradizioni popolari della mia terra Sardegna-Gian Luca Casu

sabato 15 ottobre 2011

Il grande restauro del Nuraghe Maiore - Cheremule


Cheremule Nuraghe Majore 13 Ottobre 2011 dopo l'ultimo restauro Il nuraghe Maiore di Cheremule, risalente all'età del bronzo (XIV-IX secolo a.C.), è del tipo monotorre, di forma tronco-conica, ed è alto allo stato attuale più di otto metri, con evidente rastrematura verso l'alto; presenta un unico ingresso sul lato sud-est. Dall'ingresso, un corridoio conduce alla camera centrale del piano terra, costituita da una struttura a tholos, mentre sulla sinistra si accede ad una scala, che conduce al piano superiore. Poichè la torre è stata interessata da un crollo di notevole entità, prima degli anni '80, si è reso necessario un primo intervento di restauro, effettuato nel 2003, al quale fa seguito questo in corso. Il restauro, in via di conclusione nel 2007, intende risarcire l'ampia lacuna sul paramento murario ed è stato realizzato con le stesse tecniche dei costruttori nuragici, reintegrando l'opera muraria a secco. Analogamente, la tholos del vano scala è stata ricostruita riutilizzando i blocchi di crollo, che sono stati posti in opera con particolare attenzione riguardo agli sbalzi. L'intervento segna un passo fondamentale nel restauro delle strutture megalitiche, poichè si riappropria dell'antica tecnica di costruzione nel segno di una continuità strutturale e formale con l'antico. Patrizia L.Tomassetti

lunedì 22 agosto 2011

Mirto - preparazione

Quantità consigliate per ogni litro di Alcool puro a 95 Gradi:
800 Grammi di bacche fresche di mirto maturo;
1,5 litri di Acqua pura;
5oo grammi di Zucchero semolato.

PREPARAZIONE:
Dopo aver lavato e asciugato le bacche di mirto con delicatezza, mettete in infusione con l'alcool in un recipiente di vetro con chiusura ermetica per 15 giorni. Sciroppo: fate bollire l'acqua per qualche minuto, spegnete il fuoco, aggiungere lo zucchero e mescolate sino a sciogliere bene tutto lo zucchero. Allo sciroppo di zucchero freddo aggiungere l'infuso filtrato bene, mescolate e imbottigliate. Lasciate riposare per circa 2 settimane prima di servirlo.

domenica 21 agosto 2011

Filu' e Ferru - L'acquavite fuorilegge.

L'acquavite di vinaccia per i Sardi è Filu' e Ferru. Il nome non si riferisce alla ruvidezza di questo prodotto artigianale,ma alla sua origine fuorilegge. Veniva prodotto nelle famiglie clandestinamente,e veniva nascosto alla guardia Regia seppellendo il boccione nell'orto e lasciando emergere dal terreno solo un pezzetto di filo di ferro,per ritrovarlo al momento dell'uso. Questo nome è entrato nel linguaggio comune per indicare l'acquavite di vinaccia.

sabato 20 agosto 2011

Sadile la Birra Sarda che piace.

Così viene definita in un articolo di un noto quotidiano. E' buona rinfrescante e "viva". E' la birra Sadile,l'idea è di tre soci amici. una sera come tante si sono trovati in casa a fare quattro chiacchiere intorno ad una bottigli di birra,e hanno pensato di prodursela da soli. Da quella sera ne hanno riparlato senza prendersi troppo sul serio, fino a quando hanno tirato sù uno stabilimento vero e proprio. Questa è la versione che riporta il noto quotidiano, ma una versione più attendibile e quella che uno dei soci mi ha raccontato personalmente: da tempo i tre soci intenditori di birra ed importatori di prestigiose marche,avevano quest'idea che col tempo è diventata realtà. Gli ingredienti che i tre soci utilizzano sono il malto d'orzo, il luppolo, il lievito e l'acqua di Bortigiadas ( una delle migliori della Sardegna ). Il nome Sadile (coincide con le iniziali dei tre soci) deriva dal latino "satus" che vuol dire sazio, ed è questa una delle caratteristiche di questa birra, una piacevole sensazione di sazietà dopo averla bevuta. Fonte - Dal libro di Gian Luca Casu Bevande Alcoliche ed Analcoliche Storia e Leggende.

Ing. Sella & Avv. Mosca - Il Vino - La Vite

Dall'incontro di questi due signori ( uno era nipote del famoso statista Quintino Sella ) nella bella e selvaggia Sardegna. prese vita l'idea di trasformare i terreni nei dintorni di Alghero, in una straordinaria terra da vino. Fu così  che dalla fantasia e dall'impegno dei due fondatori nacque la Sella & Mosca, una delle prime aziende che contribuirono allo sviluppo della realtà vitivinicola Sarda.
IL VINO: Tutte le leggende e i miti del mondo antico che parlano dell’uva e del vino, iniziano da alcune migliaia di anni prima di Cristo, hanno come sfondo il diluvio universale: anche la vendemmia rientra in questo discorso, sebbene la prima spremitura dei grappoli avvenga semplicemente tra le mani dei protagonisti: Utpanistim, Noè, Bacco, Deucalione. E’ curioso che questa nascita del “soave licore” come lo chiamarono poeti e scrittori, “sangue della terra” e via dicendo, abbia avuto inizio dall’acqua, dal tremendo cataclisma che copri la terra e distrusse ogni forma di vita animale e vegetale, salvo quelle accolte dai prescelti nelle loro arche. Il pianeta era ancora giovane. Gli esseri umani avevano ancora colloquio con il creatore, che li condannò per le loro nequizie, Noè ebbe la sua arca, e quando le acque incominciarono a ritirarsi, mandò fuori a vedere la colomba, che tornò con un ramoscello d’ulivo nel becco, segno di perdono divino; poi il Signore fece apparire l’arcobaleno, altro segno di pace e di perdono e ancora fece nascere ai suoi piedi la vite. E Noè non solo ne spremette il succo, ma se ne inebriò e cadde a terra; quindi maledisse Cam, quello dei suoi figli che aveva riso di lui. La storia di Bacco e Dionisio, invece ha un altro taglio. Il giovane bacco, approdato in Sicilia dalla terra greca percorreva a piedi il litorale jonico sfinito dal caldo estivo, dal sudore e dalla polvere. A un certo punto si accasciò su una roccia e dalle sue lacrime, dal sudore che colavano sulla terra spuntò una pianta: Era la vite . anche il giovane bacco strinse tra le mani i grappoli di quel dono divino e bevvè quel primo vino così nato, secondo la leggenda; e ne fu consolato. Questo avveniva nella zona di Taormina, e il vino che si produceva in quelle terre, il Tergestanum- così fu chiamato-rimase in onore nella grande età classica. Quanto al sumero Utpanistim, la sua epopea si svolge, secondo le più antiche fonti, nel terzo millennio avanti Cristo. Errò come Gilgamesh per tutte le terre sconosciute, affrontò avventure, misteriosi mostri; conobbe segreti indicibili. Anche di lui restò scritto che avesse navigato per sfuggire al diluvio su un’altra specie di arca; ma sappiamo che aveva il vino- ne faceva copia ai suoi carpentieri e libagioni agli dei. Ebbe la sua arca infine Deucalione, altro eroe greco a cui fu concesso di sfuggire al diluvio con la sua Pirra, e animali e piante, a bordo di una nave da lui costruita. Quando poggiò di nuovo i piedi sulla terra, gli dei decisero che dovesse rinascere il genere umano : e i due, Deucalione e Pirra, si misero in cammino gettando alle loro spalle pietre che si trasformavano in uomini e donne. Questa risorta umanità non mancò, in seguito di onorare gli dei con le consuete libagioni di cui troviamo spesso notizie nei riti e nelle loro costumanze. Molti hanno cercato di indagare i significati di questo legame, forse pensando ai poteri che ha il vino di inebriare gli uomini e aiutarli forse a varcare le porte della conoscenza. Poi quando entriamo in epoca storica, abbiamo naturalmente grandi feste della vendemmia e del vino, un po’ dovunque intorno al mediterraneo. E sono sempre dedicate agli dei, sono anche occasioni per abbandonarsi senza problemi alla felicità del vino, all’estasi del bere. I Baccanali e le danze sfrenate delle Baccanti erano le più grandi, attese occasioni per abbandonarsi senza timore di pene, di biasimo o altro; ancor oggi che queste feste sono scomparse con l’avvento del Cristianesimo, le parole hanno mantenuto lo stesso significato. Una cosa però e da dire: le feste della vendemmia avvenivano in ottobre avanzato, forse anche, qualche volta, all’inizio di novembre: e questo per una ragione molto semplice. Nel mondo antico si aspettava a raccogliere l’uva, che avesse raggiunto il massimo della maturazione: doveva avere il più alto contenuto zuccherino, così se ne otteneva un vino di altissima gradazione che risultava molto denso, dolce, inconcepibile per il gusto moderno, difficile perfino da deglutire. Perciò era necessario diluirlo con l’acqua; e nelle occasioni importanti si nominava addirittura un “re” del banchetto che decideva quante parti di vino e quante di acqua si dovessero mescolare, per ottenere un effetto più o meno inebriante. Si faceva anche un vino leggero chiamato “merum” (da cui in italiano l’aggettivo “mero”) che veniva fatto bere agli schiavi .Altra cosa sorprendente per noi moderni è sapere che anche alle nozze di Cana, quando Cristo istituì il sacramento della messa, fu aggiunta acqua al vino. E’ per questo motivo, ancora oggi il sacerdote sull’altare aggiunge al vino che diventerà sangue di Cristo una piccola parte di acqua. Allora, tuttavia la vendemmia avveniva, come si diceva il più tardi possibile, oggi invece si tende ad anticiparla come suggerisce la moderna scienza enologica, per ottenere da quell’uva meno carica di zuccheri un vino di gradazione più adatta ai tempi, all’arte della buona tavola, anche al nostro equilibrio psicofisico. Un’eccezione c’è, tuttavia nel panorama del mondo vitivinicolo italiano, e anche spagnolo e francese. In alcune zone tradizionalmente vocate al vino non solo si lasciano maturare il più possibile sui tralci i grappoli di determinate uve, ma poi si sistemano nei solai, nelle soffitte, sui tralici appositi, ad appassire ancora, per poi ricavarne un vino carico di vitalità, di dolcezza: quello che viene chiamato Vin Santo; non perché gli si attribuisca riferimenti con i sensi e la sanità, ma perché è pronto, per tradizione, nel periodo novembrino di Tutti i Santi. Anche oggi si celebrano le grandi feste della vendemmia,, nelle campagne, tutti a tavola sui lunghi banchi tra i filari ormai spogli, e tutto finisce con canti e balli, anche solenni bevute di mosto cotto in attesa della fermentazione e del dono del vino. Per contro invece è scomparsa l’antica usanza di pigiare l’uva coi piedi. Anticamente, invece, anche se non avevano il Vin Santo, avevano pure l’usanza, molto spesso, di lasciare i grappoli recisi al sole perché appunto si addensasse il contenuto zuccherino. Quanto alla pigiatura avveniva così: i grappoli venivano portati in grandi cesti sul luogo destinato appunto alla pigiatura che si faceva in grandi recipienti di legno o in muratura, da qui infine il succo che si raccoglieva sul fondo veniva convogliato per mezzo di piccoli canali verso altri recipienti, molto grandi e interrati, dove si svolgeva la fermentazione. E poi si proseguiva passando il nuovo vino nelle anfore, dove veniva arricchito con aggiunta di erbe e resine. Tra le più celebri scene di vendemmia dell’antichità, ricordiamo quella in merito allo scudo d’Achille, forgiato per l’eroe dal Dio Efeso o Vulcano. Vi era la rappresentazione di un vigneto carico di grappoli neri lucenti, mentre le viti erano sorrette da pali d’argento; un viale su cui si incrociavano file di giovinette e di ragazzi, con i loro canestri colmi, guidati dalla musica di un fanciullo che suonava graziosamente la cetra attraversava lo scudo. Tante e tante sono le voci dedicate al vino nella poesia antica; del resto non mancano nemmeno quelle che mettono in guardia contro gli eccessi provocati dal troppo bere. Orazio lasciò scritto, invece: “adesso è il momento di bere, di battere il suolo con piede libero (ossia abbandonarsi alla danza, che era anche il modo di sfogare i calori eccessivi). Altre importanti feste si celebravano in antichità verso febbraio-marzo, che doveva essere il periodo in qui il vino era pronto; dedicate a Dionisio-Bacco naturalmente, e da qui è derivato il nostro carnevale. Al che si può aggiungere che prende sempre più piede oggi la tesi che il culto antico di Bacco, col vino, avesse significati e profondità di alto livello esoterico. Ma, a questo punto ricordiamo un altro vignaiolo che partecipò alla vendemmia: Satana in persona, il quale secondo un’altra leggenda sbucò davanti a Noè proprio mentre si accingeva a impiantare la vigna. Satana interrogò abilmente l’ingenuo patriarca e poi gli propose di aiutarlo; e trasmise così al vino poteri malefici oltre quelli benefici prima concessi all’uomo disceso dall’Arca. E poi ancora il vino nella Bibbia accompagna tutta la storia ebraica e la storia dell’uomo, anche quella dei popoli arabi finche Maometto lo proibì. Il discorso potrebbe continuare all’infinito, anche pensando ai versi di dante, alle avventure di Gargantua, alla poesia di Redi e di tanti altri. Ma concludo con Giasone che quando arrivò nella Colchide per impadronirsi del Vello d’Oro, trovò il vino dei suoi favolosi abitanti, e ne fece felicissime bevute. Nel corso dei secoli il vino è però, a ragione, entrato di prepotenza anche in cucina. E’ ricca infatti ancora oggi la gastronomia che utilizza la bevanda di Bacco.

LA VITE. Originaria del Mar Nero. Era ritenuta pianta sacra per il suo prodotto, il vino, bevanda della vita e dell’immortalità, che nella tradizione ebraica era simbolo della conoscenza in virtù dell’ebrezza che esso provoca. Prezioso dono di bacco agli uomini, il vino era per i greci il simbolo della rinascita, della verità e della gioia. l’uva, il frutto della vite, è uno dei prodotti della natura più sani e più completi, di antica e sicura tradizione terapeutica. E’ un alimento energetico, ricco di zuccheri e minerali (potassio,calcio,magnesio).Contiene pecitina, acidi organici, le vitamine A, B e C.
Fonte Libro di Gian Luca Casu Bevande Alcoliche e Analcoliche, Storia e Leggende.

martedì 16 agosto 2011

I Candelieri 2011 ingresso in chiesa

L'ingresso dei 10 Candelieri a S.Maria di Bethlem - Sassari 14 Agosto 2011- anche quest'anno I Viandanti riescono a Rompere ( volutamente)la Bandierina del candeliere.

sabato 13 agosto 2011

Sassari 14 Agosto

A Sassari ogni anno da secoli il 14 Agosto spettacolo e devozione si amalgamano nella discesa dei Candelieri " La Faradda " in Onore dell'Assunta.

giovedì 11 agosto 2011

Dall'alto in basso

Se una persona mi guarda dall'alto in basso,non mi spaventa. Mi divertirò domani quando mi guarderà dal basso in alto.

martedì 2 agosto 2011

A mio Figlio..

Tutto di te è solo un ricordo il tuo viso, i tuoi capricci e la tua prima pagella. Presto e lontano sei volato poche cose ti ho insegnato ma molto da te ho imparato.Ora con nessuno me la prendo, ma mai mi arrendo come facevi tu che ora mi guardi da lassù.

sabato 30 luglio 2011

Il vero dolore.

Solo con la perdita di una persona molto cara,ci si amalgama col vero Dolore.Gian Luca Casu.

venerdì 29 luglio 2011

Racconti Popolari - Perda Liana

Si diceva che la porta dell'inferno fosse a Gairo,a Perda Liana.Per diventare ricchi ed ottenere tutto ciò che non si può avere normalmente,bastava recarsi di notte a Perda Liana e invocare il diavolo,questo in cambio dell'anima avrebbe dato al richiedente qualunque cosa - racconti popolari ricerche Gian Luca Casu

martedì 26 luglio 2011

giovedì 21 luglio 2011

S'Istrumpa...

E' certamente una forma di combattimento molto antica,probabilmente uno degli sport più antichi dell'umanità.Questa lotta tramandatasi per millenni,di generazione in generazione,ha conservato nel tempo le sue regole e le sue tecniche. S'istrumpa veniva praticata in tutta la Sardegna (principalmente nel mondo agro -pastorale) con forme e regole molto simili: " a manu a  inthu ", " inthu po inthu ", " inthu partiu " ecc a seconda del comune o della zona questi termini avevano un unico significato gherrare ( lottare ) a s'istrumpa ad armi pari.Diversi studiosi hanno accomunato a s'istrumpa un'altra forma di lotta caduta in disuso in tutta la Sardegna chiamata "a francas" o "a brazzos".Una forma di lotta completamente diversa.Questo tipo di lotta consiste nell'afferrarsi al bavero della giacca o sugli omeri (se non si aveva la giacca) con un braccio sopra quello dell'avversario per combattere alla pari.

mercoledì 20 luglio 2011

Adulti

Molti adulti si comportano come i bambini,e invece i bambini nascono già Adulti.Gian Luca Casu.

Fratelli..

La Causa dei litigi tra fratelli, è sempre la stronzaggine della Moglie di uno dei due..

Il dolore

Solo con la perdita di una persona molto cara,ci si amalgama col vero Dolore.Gian Luca Casu.

mercoledì 13 luglio 2011

Per Non Dimenticare - Luglio 1911- La xenofobia contro i Sardi si manifesta in tutta la sua feroce violenza al grido"Morte ai Sardegnoli"

Era il 1911, anno in cui molti sardi riponevano nell’emigrazione la speranza di una vita migliore. Nel luglio di quell’anno per circa 400 Sardi il sogno svanì sul suolo italico in una tragica realtà di persecuzione e d’orrore.
Circa mille Sardi, quasi tutti minatori del sud Sardegna, furono impiegati per la costruzione della linea Roma-Napoli. Assumere sardi era allora conveniente, poiché lavoravano sodo, in cambio, a parità di mansione, di un salario inferiore a quello di loro colleghi continentali. Quattrocento operai isolani furono, quindi, stanziati temporaneamente nel comune di Itri, all’epoca in provincia di Caserta e oggi di Latina,gli abitanti di Itri, però, fomentati e spalleggiati indirettamente dai mass-media italiani che descrivevano i sardi come una «razza inferiore e delinquente per natura», sollevavano pregiudizi razzisti. A servirsi di questa opinione diffusa e consolidata in una costante tensione sociale fu la camorra che riuscì a trasformare tale convinzione in sentimento di odio e così la  furia fanatica razzista si compì tragicamente nei giorni di mercoledì e giovedì 12 e 13 luglio del 1911. Al grido «Morte ai sardegnoli» i nostri antenati furono per questi due giorni le prede indifese della «caccia al sardo».Nel primo giorno un gruppo di operai fu insultato e provocato nella piazza dell’Incoronazione, l’epicentro della storia. Al grido «Fuori i sardegnoli», la parola d’ordine per richiamare gli itrani in quel luogo, a centinaia accorsero armati, attaccando da ogni parte i nostri conterranei inermi. In una ridda di sorpresa, di urla, anche le autorità locali aprivano il fuoco promettendo immunità ai compaesani, non di meno fecero i carabinieri, i quali spararono sui sardi in fuga. Quel giorno, il selciato italico s’impregnò del primo sangue dei martiri trucidati barbaramente. Gli operai scampati alla persecuzione xenofoba si rifugiarono intanto nelle campagne circostanti.L’indomani, i lavoratori rientrarono nel paese per raccogliere i loro fratelli caduti come soldati in guerra, ma la «fratellanza operaia», «la pietà cristiana», si evidenziarono utopiche mete. La seconda giornata di caccia all’«animale sardo» era aperta! Gli itrani, ancora accecati dall’odio razzista si scagliarono nuovamente contro i lavoratori sardi inermi e, con più raziocinio criminale del giorno prima, ancora ammazzarono. In queste due giornate furono massacrate una decina di persone, tutte sarde. Il numero esatto delle vittime non si venne mai a sapere, poiché gli itrani trafugarono numerosi cadaveri e feriti moribondi. Alcuni operai sequestrati subirono la tortura e una sessantina furono i feriti, di cui, diversi, molto gravi, perirono in seguito. Molti sardi scampati alla strage furono arrestati con la falsa accusa di essere rissosi. Mentre, altri, per la stessa accusa, furono espulsi da quella «terra del lavoro» e rispediti in Sardegna. Pagarono caro il prezzo della loro provenienza e cultura.Per questi fatti nessun Itriano fu punito. E il grave avvenimento fu subito occultato.

domenica 10 luglio 2011

Nell'alba d'un giorno..

ERBA BAGNATA DI RUGIADA
VENTO TIEPIDO CHE ACCAREZZA LA TUA PELLE.
NELL’ALBA D’UN GIORNO ISOLANO
PRENDERTI PER MANO E PORTARTI VIA.
LONTANO, LONTANO.
                                                                       Gian Luca Casu

Vorrei stringerti...

VORREI IN UN GIORNO BUIO D'INVERNO
CONTEMPLARE IL TUO CORPO STUPENDO
STRINGERTI FORTE TRA LE MIE BRACCIA
BACIARTI, ACCAREZZARTI E PAROLE D'AMORE SUSSURRARTI.
VORREI IN UN GIORNO BUIO D'INVERNO.
ORA MI ACCONTENTO DI IMMAGINARTI OGNI MOMENTO
ASPETTANDO UN GIORNO BUIO D'INVERNO.
Gian Luca Casu

Il sorbetto del Gennargentu,Sa Carapigna

Un antenato dell'odierno gelato è "Sa Carapigna" un sorbetto al limone che risale ai primi anni del XVII secolo era un prodotto tipico del Gennargentu, Conosciuto e venduto in tutta la Sardegna. Elemento fondamentale per fare questo primitivo gelato ere la NEVE, Veniva raccolta in inverno dai "Niargios" questa veniva posta all'interno di buche circolari profonde dai tre ai cinque metri, chiamate Domos de su Nie (neviere in Italiano). La neve veniva pressata con appositi pali e poi ricoperta con uno strato protettivo costituito da frasche,felci e terra.In estate i blocchi di ghiaccio venivano recuperati,e trasportati a dorso di cavalli nelle varielocalità dell'Isola, dove veniva preparata " Sa Carapigna" in occasione delle feste paesane.Il procedimento per la realizzazione di questo gelato sardo era molto lungo e faticoso e richiedeva l'utilizzo di un contenitore ligneo,in cui era posta la neve, e di un contenitore in metallo in cui i "Carapigneris" mescolava acqua,zucchero e limone. agli inizi i privati avevano l'esclusiva del commercio della neve, poi dalla metà del Seicento il monopolio passò al fisco Spagnolo,che impose pesanti tasse su questa attività, che fù quindi soppiantata prima dall'importazione del meno costoso ghiaccio Norvegese, poi in seguito all'apertura della prima fabbrica di ghiaccio a Cagliari, cessò definitivamente la sua produzione.

lunedì 20 giugno 2011

Cortes apertas Ajo in Anglona primavera nel Marghine e chi più ne ha più se ne inventi.Solo pochi meritano una visita

Le mie personalissime considerazioni Da Sardo- " per precisare" poichè ad un Continentale che non conosce la nostra storia e la nostra millenaria Cultura tutto si può raccontare.Girovagando per la Sardegna ho avuto modo di visitare moltissimi paesi nei quali si svolgono queste manifestazioni,e sempre secondo me pochi si salvano poichè una buona parte propone al visitatore solo Merdate.1) disorganizzazione 2) Zero ospitalità 3) programma manifestazione diffuso nei quotidiani e nel web che poi si rivela una grande bufala per chi si reca in questo o quel paese facendo anche centinaia di Km per poi accorgersi di aver solo perso tempo.Per quanto riguarda Autunno in Barbagia con le sue Cortes Apertas non ho molto da dire. Meanasardo (Massima Ospitalità e organizzazione )Oliena, Fonni, Bitti,Sarule, Orune,Tiana,Gadoni  (ospitalità e organizzazione) in questi paesi ho notato la collaborazione di un intera comunità dal piu giovane al più anziano, ho notato molte persone indossare il costume tipico del paese, ho notato anche i quintali di vari assaggini offerti (Gratis al Visitatore ) e i fiumi di bevande Vini Liquori tipici offerti ( Gratis al visitatore ) ho notato anche che quando entri nelle Cortes ti fanno sentire come a casa tua (pur essendo a casa loro) con un saluto, un sorriso,una spiegazione ad ogni tua domanda.per quanto riguarda altri che vorrebbero imitare Autunno in barbagia inventandosi Primavere, Inverni ed Estati  e altre cazzate,Preferisco non commentare

sabato 18 giugno 2011

Martis cascata Triulintas

Limbara Tempio Loc Fundu di Monti Cascata

Santulussurgiu - Cascata Sos Molinos

La cascata ha un'altezza a monte di 443 m sul livello del mare e a valle di 413. Si tratta di trenta metri effettivi di cascata distribuiti in cinque salti differenti. La zona per giungere alla cascata è ricca di boschi di querce e presenta anche pianori erbosi dove crescono indisturbati tantissimi fiori, tra i quali margherite, ciclamini, e alcune bellissime specie di orchidee.Fonte sardegnaturismo

Osini Nuraghe Serbissi

Il NURAGHE DI SERBISSI è per antonomasia (come scrive Lilliu) il più bello e importante del Taccu di Osini. E' situato ad  un' altezza di 964 mt, costruito su un rilievo naturale conformato a piazzette. Considerando ciò si potrebbe ipotizzare fosse un punto di avvistamento.Fonte archeotaccu

lunedì 13 giugno 2011

La stele di Boeli Mamoiada


Il ritrovamento della stele di Boeli, risalente al 3000 a.C., ha suscitato a suo tempo un grande interesse da parte degli studiosi in quanto essa testimonia il legame tra il popolo dei sardi e la cultura europea del Neolitico. La stele è una statua-menhir in granito rappresentante una divinità femminile; la sua superficie è decorata da cerchi concentrici incisi a basso rilievo intorno ad una coppella e attraversati da una linea retta con appendice uncinata. Questi simboli sono documentati in Piemonte, nel cantone svizzero dei Grigioni, in Spagna e in Portogallo, Francia, Scozia e Irlanda e costituiscono dunque la prova di una continuità di contatti tra la Sardegna e l'Europa occidentale.Fonte inogliastra.com

Murales.

domenica 12 giugno 2011

Sardegna l'isola dei colori

Il tappeto Sardo

Produzione conosciutissima della Sardegna è il tappeto,le coperte, le bisacce, e molti altri oggetti tessuti con caratteristici disegni di arte popolare, che conservano in ciascuna regione una propria impronta particolare nel colore e nel disegno.

Meana Sardo - Telaio orizzontale particolare.

Le donne Sarde

Le donne Sarde sono delle ottime massaie,la loro casa può essere anche molto povera, ma è sempre ordinata e linda e la tavola ch'esse sanno imbandire è spesso eccellente e squisiti sono i dolciumi ( su turrone, sos busones, sas casadinas, sos pabassinos, sas tericcas, is pirichittus, ecc.) che offrono ai parenti e agli amici durante le ricorrenze famigliari e le feste paesane.